“Bighouse, Bigsound”
Iniziamo dal titolo “Estemporaneo”: qual è il concept di questo tour e che tipo di collaborazione hai con Samuele Bersani?
Ho iniziato a collaborare con Samuele Bersani nel 2017 in occasione del tour invernale che comprendeva una quindicina di date nei teatri. Conservo un bel ricordo di quel tour e ci siamo trovati bene entrambi da subito, anche perchè lo apprezzo molto come cantautore.
Questo invece è un nuovo tour e non si tratta di un continuum con i precedenti. Porta il titolo di “Estemporaneo” perchè in origine doveva svolgersi diversamente: doveva trattarsi di un nuovo tour in teatro, che è poi la dimensione che lui preferisce per la sua musica. Visti i tempi, si deciso di partire comunque per circa quindici concerti in altri tipi di venue, nella speranza – a dicembre – di continuare nei teatri per proporre il nuovo disco “Cinema Samuele”.
Girate con una mezza produzione: quali sono gli strumenti che hai scelto di portare e quali invece sono richiesti in loco?
Inizialmente sapevamo di dover lavorare richiedendo tutto il materiale sul posto, come sta accadendo per diverse produzioni quest’anno. Poi, su richiesta specifica dell’artista e dei musicisti, si è deciso per la mezza produzione, più idonea alle loro esigenze.
Abbiamo con noi tutta la backline con l’attrezzatura personale dei musicisti, la regia di palco con gli ascolti e la regia di sala, mentre il resto (impianto e luci) lo troviamo sul posto.
Non c’è un datore luci con noi, sempre a causa del “dimezzamento” della produzione. Lo staff tecnico è formato quindi da Italo Lombardo (fonico di sala), io come fonico di palco e Francesco Riversi come backliner.
Quali mixer avete scelto per questo tour?
Insieme ad Italo Lombardo abbiamo scelto DigiCo per una serie di motivi: innanzitutto in previsione di riutilizzare lo stesso sistema anche per un eventuale tour invernale. Inoltre la band è attualmente composta da cinque musicisti più Samuele ma – sempre in teoria – nel prossimo tour la line-up dovrebbe essere al completo come nel 2017, con l’aggiunta di due polistrumentisti: uno alle percussioni, chitarre e cori, un altro ai fiati.
Utilizziamo un SD8 per la sala e un SD12 per il palco; quest’ultimo mi permette di gestire al meglio una quarantina di canali e stare tranquillo anche in vista dell’aggiunta degli altri elementi.
Che tipo di setup utilizzate per gli ascolti dei musicisti sul palco?
Il monitoraggio è completamente affidato agli In-Ear-Monitor, dunque l’unica cosa che “suona” sul palco è un sub per il batterista. Non si tratta però di una scelta ad hoc per questa tournée, bensì del loro abituale metodo di lavoro. Infatti i musicisti non hanno neppure gli ampli, proprio per mantenere il suono e l’ascolto sul palco il più puliti possibile.
Abbiamo sia IEM via radio che via cavo: batteria via cavo con un piccolo mixer a cui fornisco più mandate (un mix della batteria, uno della band, il click separato ed il sub); il tastierista ed uno dei chitarristi hanno un preamp-cuffia via cavo; gli altri (chitarra, basso e Samuele) usano gli In-Ear via radio.
Parliamo di radiofrequenze: con cosa lavori e cosa fai per adattarti alle diverse location?
In questo tour gestisco sei IEM compresi gli spare, oltre a due radiomicrofoni (main e spare), quindi tutto piuttosto easy. Come strumentazione personale mi porto quello che immagino usino un po’ tutti: Workbench (se ho un certo grado di complessità) ed effettuo gli scan direttamente con il sistema Shure fornito dal service, altrimenti ho con me un RF Explorer, così posso adattarmi ai vari piani frequenze.
Fai qualche tipo di pre-programmazione o virtual soundcheck?
Con Bersani non facciamo virtual soundcheck, bensì aspettiamo l’artista con la band e facciamo un classico check ogni volta. Si tratta di una sua esigenza specifica, ci tiene ad essere sempre sicuro della riuscita della serata, della resa della piazza, del palco e dell’impianto, che non sono mai del tutto uguali, specie con la mezza produzione. Samuele è molto esigente anche in termini di ascolto, il che richiede tanto lavoro ed un buon soundcheck è essenziale per un buon risultato.
Veniamo al capitolo pandemia: com’è stato il ritorno al live dopo il lungo stop (se c’è stato), dal tuo punto di vista professionale e personale?
L’anno scorso, eccetto i primi mesi di stop generale, ho avuto la fortuna fare un tour estivo di otto/dieci date con Irene Grandi ed OTR, una delle poche produzioni che –a differenza di molti – ha portato avanti i suoi artisti anche nella prima estate post-covid. Inoltre ho avuto modo di lavorare all’ RTL Power Hits all’Arena di Verona (con cui collaboro già da qualche anno) e al concerto di Natale in Vaticano. Anche se con tagli ed adattamenti vari dovuti alla situazione, ciò che siamo riusciti a fare l’anno scorso non è poco.
Durante il secondo periodo di stop ho comunque avuto alcuni lavori, ma si contano sulle dita di una sola mano!
Infine la ripartenza di questa estate: la situazione è resa un po’ critica dai massicci tagli e non trovo molto giusto che si riparta con parametri ridotti rispetto a prima, più da un punto di vista professionale che qualitativo.
Come vedi questa estate di live caratterizzata da set e produzioni ridotte? È una stagione di passaggio o c’è qualcosa a cui ci dovremo abituare?
Mi auguro che tutto possa tornare almeno come prima, sebbene anche prima la situazione non fosse certo facile! Non so dire però se è qualcosa di temporaneo o meno. Sicuramente ci sarà da combattere, perché una volta che scendi risalire non è affatto semplice. L’augurio è che le limitazioni imposte in questo momento non diventino strutturali.
Per chiudere, dopo tanti anni d’esperienza ti emoziona ancora il momento del live? C’è un momento che ti esalta particolarmente?
Il live mi emoziona ancora moltissimo! I minuti che precedono il live, con l’ansia che tutto funzioni perfettamente, sono di certo i più elettrizzanti. Dopodiché ci si calma un po’ (sempre che tutto vada bene) e si arriva al finale con leggerezza. Ma quell’ansietta, quella “buona”, quella che serve, c’è sempre.. è dentro!